Grazie Eva

di Tiziano del Cotto

Grazie Eva.

La storia era nata morta: tu e lui, probabilmente bellissimi, sicuramente nudi, altro non avevate da fare se non passeggiare in un posto bellissimo, mangiare quando avevate fame, bere quando avevate sete e far l’amore tutte le volte che ne avevate voglia.

Un posto davvero bello, paradisiaco lo descrivevano i dépliant dell’epoca. Mai freddo, mai caldo e solo bellezza incontaminata intorno a voi, un villaggio all-inclusive per un sacco di tempo: l’eternità.

Ma tu forse hai pensato “che noia! Bello è bello ma…tutto qui?”

Hai cominciato a considerare fosse una vita più adatta ad un cane al guinzaglio o un gatto d’appartamento, nonostante non sapessi cosa fossero “guinzaglio” ed “appartamento”.

Avrai cominciato ad avere la sensazione di non vivere la tua vita ma di essere un personaggio nella vita di qualcun altro, qualcuno che  aveva magistralmente architettato lo scenario e ne aveva stabilito le regole.

Ecco, le regole.

Ti aveva chiesto di essere felice e ti aveva promesso nulla ti sarebbe mancato. Ti aveva detto che avevi la completa libertà, completa, davvero. Fare tutto, ma tutto-tutto all’infuori di una cosa sola.

E come si può chiamare questa libertà? C’è una condizione, è libertà condizionata.

E come essere, quindi, felici? Al massimo si può arrivare ad essere contenti ma è tutta un’altra cosa.

E che senso hanno le regole quando non sono condivise?

Probabilmente hai cominciato a chiederti cosa sarebbe successo violando la regola.

Mera curiosità, grande virtù.

È alla base dell’intelligenza, della scoperta, dell’evoluzione e dell’umanità nel senso più alto, quella incapace di accontentarsi perchè vuole essere felice.

Per cui un giorno lo hai fatto, hai disobbedito.

Secondo quel famoso best seller questo ha macchiato l’intera famiglia umana di una cosa brutta, peccato originale lo definisce. Brutta davvero pare.

È talmente brutta che non riconosce innocenza nemmeno ad un neonato: il prima possibile deve essere mondato di quell’orribile colpa con delle specialissime gocce d’acqua.

Beh, carissima, non credo fu una colpa, hai fatto bene, davvero bene e lo dico a te, non a quell’insipido personaggio del tuo fidanzato. Lui coraggio non ne ha mai mostrato, tu sì ed il coraggio vale assai di più di quell’obbedienza acritica che ti veniva imposta.

Per cui, concludendo, credo sia giunto il momento di renderti omaggio togliendomi di dosso quelle gocce di acqua tanto speciale.

Non cambia chi sono e quello in cui credo, è solo un simbolico omaggio al coraggio, alla disobbedienza e pare anche mi depenneranno dall’elenco del fan club fondato dai lettori di quel best seller, il che,  in termini statistici, mi sembra rilevante.

 

Io non chiedo scusa e non mi pento affatto anzi, sono soddisfatto..

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